Stupri di Rimini – Il minore violentatore sessuale

Stupri di Rimini – Il minore violentatore sessuale

E’ stata presa la banda dei quattro violentatori responsabili degli stupri avvenuti a Rimini a danno di una turista polacca (con contestuale aggressione del suo fidanzato) e della transessuale peruviana. I colpevoli sarebbero un congolese maggiorenne (in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari) e 3 minorenni con precedenti penali: due fratelli marocchini nati in Italia che abitavano nel comune di Vallefoglia (i cui genitori erano già noti alle Forze dell’Ordine) e un nigeriano loro amico. Sembra addirittura che uno dei minorenni fosse stato allontanato da scuola per atti di bullismo.  Per tutti i membri della banda le accuse formalizzate dalla Procura sono rapina aggravata, violenza sessuale di gruppo, lesioni aggravate. Mentre le indagini stanno facendo il loro corso (per capire i ruoli di ognuno durante la violenza e per accertare le reali responsabilità di ciascun componente del gruppo), analizziamo il profilo criminologico del minore violentatore sessuale.

La distinzione fondamentale che deve essere subito fatta è quella fra adolescenti “normali” e quelli “con problemi di natura psicologica”. Per i primi che hanno apparentemente un idoneo sviluppo psico-fisico, la genesi della violenza sessuale può scatenarsi o individualmente o in gruppo. A proposito di questa distinzione, è la stessa legge penale a prevedere due reati autonomi per indicare, da un lato, la violenza sessuale individuale (art. 609 bis c.p. che prevede una pena base dai 5 ai 10 anni di reclusione) dall’altro quello, ben più grave, della violenza sessuale di gruppo (art. 609 octies c.p. che prevede una pena base da 6 a 12 anni di reclusione). La violenza sessuale di gruppo è un reato gravissimo proprio per lo shock e per l’impatto devastante e il danno psicologico subito dalla vittima che è stata oggetto di violenza ripetuta e prolungata ad opera di più persone. Nel caso di Rimini, tra le vittime dello stupro (oltre alla ragazza polacca e alla transessuale peruviana) inserirei anche il fidanzato della giovane turista, che anche se non ha subito una violenza sessuale perché è stato aggredito, ha subito uno stupro dell’anima.

La violenza di gruppo può svilupparsi per una serie concomitante di cause, alcune coincidenti altre, invece, estremamente diversificate rispetto a quelle che possono muovere un violentatore individuale (dimostrazione di essere un duro, un esibizionista, la volontà di possesso esclusivo della sessualità della vittima). In questo caso, prevale l’appartenenza al branco e alle direttive imposte dal capobranco (il presunto leader ricordiamo è per ora considerato il congolese maggiorenne): l’adesione alle regole del gruppo ha una valenza rassicurante per il singolo componente tendendo a sottrarlo alla sua mancanza di autostima ed insicurezza di fondo.

La conquista violenta eccita il branco che perde così tutti i suoi freni inibitori passando all’azione criminosa (c.d. acting out). Ricordiamoci che in gruppo, in massa c’è una tendenza ad imitarsi. La tendenza dell’uomo all’imitazione generalmente è un fatto positivo perché se non ci si imita, se non si copia dall’altro non si impara, non si apprende. Ma dall’imitazione può scaturire anche un aspetto deteriore perché da essa può nascere anche il peggio dell’uomo. Voglio ricordare che si può parlare di gang criminale o di baby gang (in caso di componenti esclusivamente minorenni) solamente se si ripetono più volte tali violenze come finalità prevalente dell’aggregazione criminale di appartenenza,

Il violento rapporto sessuale di gruppo, viene ad affermare un concetto distorto di virilità per ciascun componente del branco di violentatori. Talora non vi è premeditazione nella commissione dell’azione criminosa, ma spesso subentra un’”occasione fortunata” (l’occasione fa l’uomo ladro) come quella delle circostanze favorevoli ambientali (come nel nostro caso una spiaggia di notte, un luogo appartato) o di una malintesa preliminare disponibilità da parte della stessa vittima.

A volte durante la violenza sessuale, come può avvenire anche in caso di atti di bullismo, si riprendono con gli smartphone le sequenze della medesima, minacciando e ricattando la vittima di divulgare il video o le immagini se la stessa provasse a denunciare quanto avvenuto.

Se invece si tratta di adolescenti con problemi psicologici derivanti da grave immaturità affettiva o sociale (causata da carenze affettive subite in famiglia, debole autocontrollo, impulsi di autoaffermazione come compensazione al senso della propria incapacità, insofferenza all’autorità in generale) o con disturbi di natura psichiatrica spesso parafiliaci il discorso è differente. Si tratta di ragazzi che vivono la propria sessualità in maniera problematica, l’altro sesso viene visto con paura, ed è possibile che questi adolescenti si indirizzino prevalentemente verso bambini di pochi anni, indifesi, molto più piccoli rispetto alla loro età e normalmente dello stesso sesso. Alcune volte, tale violenza può sfociare anche nell’uccisione della piccola vittima.

Non ci resta che aspettare il risultato delle perizie che sicuramente saranno disposte ed il risultato delle indagini dato che, come prevedibile, le versioni dei quattro componenti del branco sulla dinamica dei fatti non coincidono.