La violenza economica e la nuova misura del reddito di libertà.

Avere un lavoro, poter gestire il proprio denaro, dividere le spese in casa sono comportamenti che rientrano nella normalità.
Quando  una donna viene impedito di lavorare o avere il controllo del denaro ci troviamo davanti a una forma di violenza forse poco conosciuta, quella economica.
A livello giuridico non esiste un reato specifico configurabile come “violenza economica”,  tuttavia tale comportamento potrebbe rientrare nelle fattispecie di maltrattamenti in famiglia o violazione degli obblighi di assistenza familiare.
Molto spesso questa mancanza di indipendenza economica è uno dei motivi per cui le donne faticano ad uscire da situazioni di violenza.
Attualmente, allo scopo di favorire l’indipendenza economica delle donne e aiutarle nei percorsi di uscita dalla violenza, è stato istituito il “reddito di libertà”, un contributo stabilito nella misura di 400 euro al mese per dieci mensilità destinato alle donne vittime di violenza senza figli o con figli minori seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali.
Ancora più importante, però, è prevenire, educando le bambine e le ragazze a non dipendere mai da nessuno.