Cyberbullismo, a chi spetta il buon esempio?

Cyberbullismo, a chi spetta il buon esempio?

PESARO – La realtà virtuale è diventata una parte inscindibile della nostra quotidianità ed arriva spesso a condizionare i nostri comportamenti e le nostre abitudini. Se in principio un SMS era un modo per comunicare velocemente con qualcuno, oggi l’interconnessione in tempo reale annulla le distanze e fa sembrare tutto così vicino da essere reale. E’ diventato normale condividere fotografie, canzoni, filmati e far conoscere a tutti i nostri contatti il posto dove siamo, cosa mangiamo, cosa stiamo leggendo e quale film stiamo guardando in tv. Gli smartphone, il pc , le app assomigliano sempre più ad appendici insostituibili del nostro corpo che a dei semplici strumenti tecnologici.

Le nuove generazioni iniziano ad utilizzare i tablet poco dopo aver mosso i primi passi arrivando fin da giovanissimi a navigare su internet, gestire email e profili personali. Quando però l’uso distorto di questi mezzi prevale sulle opportunità che offrono, i rischi diventano un pericolo da cui difenderci e da cui tener lontano i più giovani.

Tra le problematiche connesse all’utilizzo del web, il cyberbullismo giovanile (neologismo coniato per spiegare quelle azioni di bullismo messe in atto attraverso le nuove tecnologie) è certamente un fenomeno tra i più preoccupanti per la sua esponenziale escalation e per le conseguenze che produce.

I social network hanno offerto ai bulli di oggi uno strumento ideale per un duplice aspetto: in primo luogo attraverso Facebook ed i suoi fratelli, le bravate vengono condivise in tempo reale ed in seconda istanza la Rete permette una diffusione immediata ed incontrollabile di un qualsiasi post o file. E’ così che filmati di YouTube diventano virali in poche ore, foto caricate su FB vengono condivise e scaricate in ogni parte del mondo e le sequenze domande/risposte su ask.fm diventano l’occasione ideale per mettersi in mostra ed acquisire popolarità tra i propri coetanei.
La logica è questa: più i post sono cattivi, più sono visti, più sono commentati e più si acquisisce quella popolarità e credibilità che ti consente di poter prendere di mira una vittima, con le conseguenze che ne conseguono. Infatti quando il peso degli insulti o della vergogna deviene insostenibile la fragilità adolescenziale trasforma queste situazioni in tragedia. I media di tutto il mondo se ne accorsero già nel 2012 quando Amanda Todd, adolescente canadese di 15 anni, si tolse la vita dopo aver fatto conoscere la sua drammatica esperienza di vittima di cyberbullismo proprio con un video su YouTube. Ma non occorre guardare oltreoceano per imbattersi in queste situazioni. Le nostre cronache locali raccontano di episodi sempre più frequenti che coinvolgono minori. E’ sufficiente parlare con un insegnante di scuola media o liceale per rendersi conto dell’aumento di fenomeni come depressione, anoressia o gesti autolesionistici in adolescenti a seguito di episodi personali che li vedono vittime.
Certamente i teen-agers non hanno sempre buoni esempi dagli adulti che li circondano. Basta accedere alle pagine Fb o ai profili twitter di politici, blogger, giornalisti per scoprire il Mr. Hyde nascosto nell’animo dei nostri amici di comitiva, dell’ex compagno di scuola, dell’integerrimo professionista. Insulti, offese, minacce, stalking, violenze verbali a sfondo sessuale, razzista ed omofobo sono spesso inviati da persone che nella loro foto profilo scambiano un tenero bacio con la fidanzata, abbracciano i figli o sorridono felici davanti ad un panorama di una qualche località turistica. Persone comuni che trovano “normale” sfogare la propria rabbia contro qualcuno con un linguaggio violento, offensivo, talvolta ossessivo.

Come fare? Quali soluzioni adottare? Come può un genitore rendersi conto se il proprio figlio è vittima di bulli ?
L’Avvocato Eleonora Nocito , criminologa, ha svolto una tesi nel Master in Scienze Criminologico -Forensi dell’Università “La Sapienza” di Roma analizzando proprio tale fenomeno. Coinvolgendo le scuole secondarie della Provincia di Pesaro-Urbino l’avvocato ha realizzato un’indagine sperimentale sul cyberbullismo e sta portando in questi giorni in numerose scuole il progetto “Mondo virtuale, pericoli reali: il cyberbullismo. Percorso di educazione alla legalità” mirato ad informare giovani, genitori e insegnanti rispetto alla rilevanza del fenomeno del cyberbullismo, e fornendo elementi concreti per affrontarlo.

DARIO ANDREOLLI
newsitalialive.it